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Sanità - Indagine dell'Ispettorato del Lavoro su infermieri e badanti a chiamata
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08.04.2019
N-44/2019
A cura di:
Avv. Alberto Breschi
Bologna, infermieri e badanti come riders: arrivano con una App. Ma l'Ispettorato del Lavoro interviene - Multe salate per oltre due milioni di contributi non versati. Nel mirino le agenzie che offrono personale anche agli ospedali cittadini

Riportiamo dalla cronaca cittadina di un quotidiano a Bologna.

BOLOGNA - Duecento infermieri a chiamata gestiti da studi professionali in modo irregolare nei principali ospedali pubblici e privati, con piattaforme online simili a quelle dei fattorini del cibo a domicilio. E 165 badanti fornite alle famiglie da una falsa cooperativa.

Così, due maxi-operazioni dell’Ispettorato del lavoro di Bologna hanno rivelato due distinte degenerazioni del lavoro nella sanità cittadina. Sfruttando necessità reali delle famiglie e buchi di organico delle strutture, le società gestiscono il personale in un modo che gli ispettori hanno contestato come irregolare chiedendo assunzioni dirette, erogando multe salate e contestando contributi non versati per oltre due milioni di euro.

Il primo caso, quello degli infermieri, replica una figura che già esiste negli ospedali: l’infermiere a chiamata. Solo che in questo caso alcuni studi professionali con sede in città, con un bacino di oltre 200 lavoratori, si sostituiscono alle agenzie del lavoro associando come liberi professionisti gli infermieri, che poi sono gestiti con piattaforme online e gruppi Whatsapp che rispondono in diretta alle richieste delle strutture sanitarie. Diversamente dalle agenzie però gli studi non hanno i requisiti per operare sul mercato in questo modo, non assumono gli infermieri e non pagano festivi, straordinari o ferie.

Gli infermieri, comunque formati correttamente, finiscono nei principali ospedali pubblici e nelle strutture private (della provincia e fino in Romagna) e in qualche caso gestiscono interi reparti, oppure tutto il turno notturno. L’ispettorato ha quindi chiesto l’assunzione diretta dei 200 lavoratori, contestato il mancato versamento di due milioni di euro di contributi e fatto multe agli studi da 40mila euro ciascuno, che possono raddoppiare nel corso del contenzioso. Ma gli studi hanno contestato le osservazioni e continuato l’attività. "Il problema non è lo stipendio, che è abbastanza alto – spiega il direttore dell’Ispettorato di Bologna, Alessandro Millo – ma il precariato estremo, con professionisti che sono in balìa di chi li chiama e si portano dietro irregolarità nei contributi". I verbali stanno arrivando in questi giorni.

Il secondo caso riguarda invece una finta cooperativa con sede in città che gestisce tuttora 165 badanti, impiegate dalle famiglie per seguire anziani e malati in casa o in ospedale. Le badanti, come succede spesso per i facchini nei magazzini della logistica, sono socie sulla carta ma dipendenti nella realtà, tanto che anche in questo caso l’Ispettorato contesta il loro inquadramento scorretto per abbassare i costi, con tredicesime, Tfr e contributi non versati.

"Si fa leva su bisogni concreti delle famiglie, che magari non sanno che assumendo direttamente le lavoratrici potrebbero persino risparmiare", conclude Millo. Le false coop sono uno degli ambiti di attività principali per l’Ispettorato: nel primo trimestre 2019 sono state ispezionate 15 aziende, tra cui quella delle badanti, e 12 sono risultate fuori legge.

Purtroppo la cosa non ci lascia sorpresi”, commenta Gaetano Alessi, responsabile della sanità per la Fp Cgil. “Da mesi continuiamo a chiedere alle aziende assunzioni e dignità per lavoratori e lavoratrici – continua – Invece di perseguire la strada della valorizzazione del personale, che passa anche dalla dignità contrattuale, si cerca sempre la via più comoda. Addirittura adesso quella delle App. Anche perché l'infermiere a "chiamata" è più ricattabile, e non può dire mai di no”. Per questo il sindacato torna a chiedere alle aziende sanitarie “un piano di assunzioni straordinario che elimini il precariato dalle corsie degli ospedali”, anche perché considerando le uscite concesse da "Quota 100" ora “sono a rischio anche le ferie estive per i lavoratori e in ricaduta anche i servizi per i cittadini”